Perché mangiamo: gli infiniti significati del cibo.
Vi siete mai chiesti perchè mangiamo? Il cibo è energia, risponderanno alcuni. Ma per molti, invece, non è così.
Infatti, se da un lato possiamo considerare il cibo come fonte di energia necessaria alla sopravvivenza e ad un buon equilibrio psico-fisico, dall’altro è impossibile negare che il cibo è una delle fonti di piacere della nostra vita (attenzione: dovrebbe essere una delle fonti di piacere e non l’unica fonte di piacere!).
Dunque il cibo può assumere diversi significati in relazione all’ambiente che ci circonda, allo stato d’animo, alla situazione in cui si vive, al vissuto personale e ai ricordi, alle tradizioni, alla cultura.
Si pensi ad esempio che il primo contatto con il cibo che avviene alla nascita, cioè l’atto della suzione, è anche l’atto in cui si instaura la prima relazione corporea e affettiva tra il neonato e la madre.
In quest’ottica, il cibo diventa qualcosa di sostanziale e imprescindibile ma, parallelamente, anche la “rappresentazione” di qualcosa di sostanziale e imprescindibile.
Di seguito degli esempi che possono meglio farci comprendere il significato del cibo, oltre a quello di nutrimento e di energia:
- Ospitalità e accoglienza: pensate al momento in cui vi preparate ad accogliere un amico in casa oppure ad ospitare un’intera famiglia. Cosa succede? Nel primo caso offrirete caffè, tè, cioccolatini, biscotti oppure, nel secondo caso, con giorni d’anticipo inizierete a comprare cibo e prodotti tipici per poi cucinarli e prepararli al momento dell’arrivo degli ospiti. Il cibo in questo caso può essere un mezzo per accogliere con ospitalità il prossimo e dare il benvenuto.
- Emotività: vi è mai capitato di essere arrabbiati per un qualsivoglia motivo e di andare a dormire senza cena? Oppure al contrario, dopo uno stato d’animo di rabbia, iniziare a mangiare compulsivamente? Ecco, episodi di ipo o iperalimentazione o abbuffate compulsive possono manifestarsi dopo diversi stati d’animo come la noia, la frustrazione, la tristezza, la depressione oppure anche gioia intensa ed euforia. Dunque il cibo può fungere da veicolo di stati emotivi.
- Eventi avversi o positivi: pensate ad un evento come un malore o il vomito. E’ molto probabile che il cibo che ha provocato il malore venga evitato anche col passare del malore poiché associato ad un evento negativo cioè allo stare male. Invece, nel caso di un evento positivo come una festa o un’occasione festiva il cibo che avete assaggiato probabilmente continuerà ad avere un significato positivo e festoso anche dopo l’evento. Dunque il cibo come simbolo di avversità o piacere.
- Vissuto personale e ricordi: vi è mai capitato di sentire il profumo di un cibo che vi preparava la mamma, la zia o la nonna, di assaporarlo e di ricordare immediatamente il momento in cui da bambini si giocava per strada e quando si risaliva per il pasto vi aspettava quello stesso identico cibo? Qui il legame con l’infanzia e con il vissuto personale è molto forte, dunque il cibo può essere un mezzo attraverso il quale riusciamo ad identificarci con il nostro vissuto, con le nostre esperienze e con i nostri ricordi.
- Luogo e cultura: ogni posto del mondo possiede una specifica cultura in cui rientra anche una determinata tipologia di cibo. Si pensi ad esempio al sushi giapponese o alla paella spagnola o al pane e alla pizza italiani. In questo caso il cibo diventa un mezzo per identificare un popolo, mettendo confini e limiti tra quello ed altri popoli. Bourdieu nel 1983 disse: Il cibo è anche strumentale nel sottolineare le differenze tra gruppi, culture e strati sociali, e serve a rafforzare l’identità di gruppo, a separare e distinguere il “noi” dagli “altri”.
- Sessualità: pensate a tutte le volte che avete pensato di conquistare la vostra donna o il vostro uomo. Probabilmente avrete preparato una cena romantica con un’ atmosfera particolare, con un determinato cibo e con un particolare abbigliamento. In questo caso il cibo diventa un mezzo di comunicazione, il simbolo del nostro interesse per l’altro/a ma anche della nostra sfera sessuale. Non a caso esiste il modo di dire: «prendere per la gola».
- Tradizione: il natale può essere l’esempio classico in cui si consumano determinate pietanze e ciò si ripete tutti gli anni. Il cibo dunque diventa l’identificativo di una festività, legato proprio alla sua tradizione.
- Gusti: vi è mai capitato di cucinare una pietanza esclusivamente in un certo modo, aggiungendo o eliminando alcuni ingredienti soltanto perchè lo gradisce il destinatario? Il cibo in questo caso diventa il mezzo per distinguere una persona. Alcuni esempi sono: «non ho messo l’aglio perchè a te non piace» oppure «ho aggiunto un cucchiaino di miele perchè so che ne vai matto».
- Compagnia: pensate ad una festività come un matrimonio di un amico o un parente. Siete tra tantissime persone. E’ molto probabile che alcuni saranno portati a mangiare più cibo rispetto al solito mentre altri molto meno, in relazione proprio allo stimolo della compagnia di diverse persone. Qui il cibo può significare la spensieratezza e la felicità della festività oppure la vergogna e l’imbarazzo di mangiare in mezzo a tante persone anche sconosciute.
- Disponibilità del cibo e disponibilità economica: sin dall’antichità l’uomo è influenzato dalla disponibilità di cibo e dalla disponibilità economica. Nei momenti in cui c’è abbondanza, il cibo acquista il significato della sopravvivenza, della prospettiva futura e del benessere mentre nei momenti di carenza il cibo può assumere il significato di sofferenza, di difficoltà, di conflitti e anche di guerra.
- Ambiente familiare e sociale: il contesto in cui viviamo è fondamentale nella scelta del cibo. Se da piccoli ci viene imposto un determinato modello alimentare è molto probabile che lo stesso verrà eseguito anche da adulto. Oppure se l’ambiente sociale opera una forte pressione su alcuni tipi di cibi saremmo portati ad acquistarli e a consumarli. In questo caso il cibo diventa un vero e proprio status symbol, difficile anche da contrastare.
Cari lettori, come potete notare, non si mangia soltanto per introdurre energia. Il cibo per l’uomo assume valori e significati che vanno oltre il concetto di nutrimento. Negli ultimi decenni, ad esempio, stiamo assistendo ad un incremento dei casi di disturbi alimentari e di obesità. Sicuramente queste patologie, per la loro complessità, non possono essere attribuite ad una singola causa ma è ovvio che in questi casi, lavorare sul significato personale del cibo, vissuto come elemento di controllo e/o perdita di controllo, può divenire un elemento terapeutico di grande validità ed efficacia.
Dott. Mario Russo, Dietista
Dott.ssa Viviana Valtucci, Dietista e Nutrizionista