Intolleranze alimentari e obesità: al confine tra moda e scienza!
Le intolleranze alimentari, negli ultimi tempi, sono state protagoniste di diagnosi e terapie sempre più facili, fatte di test sui quali la scienza nutre ancora forti dubbi e di trattamenti troppo semplicistici per la risoluzione di disturbi così seri e delicati.
Con questo articolo vorremmo aiutarvi a comprendere cos’è un’intolleranza alimentare, come si diagnostica in maniera affidabile e qual è la correlazione tra obesità e intolleranze alimentari.
Le intolleranze alimentari, negli ultimi tempi, sono state protagoniste di diagnosi e terapie sempre più facili, fatte di test sui quali la scienza nutre ancora forti dubbi e di trattamenti troppo semplicistici per la risoluzione di disturbi così seri e delicati.
Con questo articolo vorremmo aiutarvi a comprendere cos’è un’intolleranza alimentare, come si diagnostica in maniera affidabile e qual è la correlazione tra obesità e intolleranze alimentari.
Si definisce intolleranza alimentare una reazione avversa ad un alimento che non include un coinvolgimento del sistema immunitario (come invece accade nei casi di allergia).
Quelle scientificamente dimostrate, quindi provate dalle società di allergologia, sono: intolleranza al glutine o celiachia, intolleranza al lattosio, intolleranza alle proteine del latte vaccino e delle uova (in questi ultimi due casi si parla di intolleranza piuttosto che di allergia quando non si conoscono i meccanismi immunologici responsabili).
Negli ultimi anni, in seguito al dilagare dell’obesità e delle patologie correlate, si sono diffuse una serie di voci, miti e metodi diagnostici che non hanno alcun fondamento scientifico e non sono dunque riconosciuti dalla medicina internazionale.
Si può quindi affermare che intolleranze alimentari e obesità sono fenomeni indipendenti tra loro senza alcun legame scientifico. Infatti, non esistono in natura alimenti che da soli hanno il potere di incrementare il peso corporeo di un individuo, neanche se quest’ultimo è affetto da un’intolleranza nei confronti dell’alimento/nutriente in questione.
Anzi, se proprio volessimo cercare una relazione tra i due, dovremmo propendere per un effetto sulla riduzione del peso, dato che l’esclusione di uno o più alimenti dalla dieta abituale determina una riduzione dell’apporto energetico totale e quindi una conseguente perdita di peso.
Sono realmente prive di approvazione scientifica alcune affermazioni come: “l’alimento a cui si è intolleranti causa un rallentamento del metabolismo e quindi un aumento di peso!”. Queste dichiarazioni servono soltanto ad arricchire qualcuno a discapito di qualcun altro.
La maggior parte dei test non accreditati per le intolleranze alimentari purtroppo, oltre a diagnosticarne alcune che fanno da cornice, riportano nei pazienti sovrappeso o obesi una intolleranza a lieviti, oli vegetali e latticini. Eliminando quindi dalla dieta abituale questi alimenti più i prodotti derivati come pane, pasta, crackers, biscotti, formaggi e dolci si sottraggono fino 1000 kcal al giorno, alle quali l’individuo rinuncerà perdendo peso repentinamente. Tra l’altro parliamo di prodotti molto comuni, di cui i soggetti ne fanno un utilizzo giornaliero. Gli stessi soggetti poi, saranno portati a pensare di essere affetti da due patologie (obesità e intolleranza alimentare) e che l’esclusione totale dalla dieta di questi alimenti sia l’unica terapia per risolvere l’obesità e l’intolleranza alimentare associata e raggiungere un buono stato di salute.
Ricordiamo che tra i sintomi più comuni delle intolleranze alimentari ci sono sicuramente dolori addominali, crampi, diarrea o stitichezza, alterazioni della funzionalità dello stomaco e del colon, dolori ossei e muscolari, mentre non sono mai presenti il sovrappeso e l’obesità.
I metodi non validati e quindi non idonei ad effettuare diagnosi di intolleranze alimentari sono: il test leucocitotossico, i test di provocazione/neutralizzazione, il test Dria, i test di elettroagopuntura (VegaA, Sarm, ecc), la kinesiologia applicata, la biorisonanza, l’analisi del capello.
Queste metodologie sono sempre inefficaci e in alcuni casi possono anche essere non sufficientemente sicure e persino dannose, in quanto possono ritardare una diagnosi corretta e quindi l’applicazione dei provvedimenti terapeutici più idonei. Con questi test spesso si evidenziano delle presunte allergie o intolleranze a molteplici alimenti e sulla base dei risultati vengono prescritte diete approssimative, talora prive del necessario apporto di calorie e nutrienti. Per la loro scarsa affidabilità non hanno infatti superato i controlli a cui sono stati sottoposti.
Invece, i test validati scientificamente attraverso ricerche che hanno dimostrato risultati affidabili sulla popolazione umana per precisione e accuratezza e dunque per ripetibilità e riproducibilità sono:
• per l’intolleranza al lattosio test del respiro o breath test;
• per l’intolleranza al glutine dosaggio nel sangue di anticorpi specifici: antigliadina, antiendomisio e antitransglutaminasi, esame endoscopico dopo la presenza di anticorpi;
• per l’intolleranza alle proteine del latte vaccino e delle uova (qui il confine tra intolleranza e allergia è molto sottile) prick test, rast test, test in doppio cieco con controllo di placebo (DBPCF), test Elisa (dosaggio immune assorbito legato ad un enzima).
La diagnosi di intolleranza alimentare o di eventuale allergia è a cura dell’ allergologo e quasi sempre i test sono eseguiti in ambito ospedaliero.
La terapia dietetica è a cura del dietista, nutrizionista o dietologo.
Infine, un invito a riflettere sul fatto che l’individuo e il suo stato di salute non possono e non devono essere messi al cospetto di diagnosi e terapie di cui certezze ed evidenze scientifiche mancano totalmente. Dunque chiedete sempre qual è la qualifica dello specialista che vi propone i test per intolleranze alimentari e quale sia il nome del test proposto per poi eseguirlo in un secondo momento previo accertamento del vostro medico di fiducia.
Negli ultimi anni, in seguito al dilagare dell’obesità e delle patologie correlate, si sono diffuse una serie di voci, miti e metodi diagnostici che non hanno alcun fondamento scientifico e non sono dunque riconosciuti dalla medicina internazionale.
Si può quindi affermare che intolleranze alimentari e obesità sono fenomeni indipendenti tra loro senza alcun legame scientifico. Infatti, non esistono in natura alimenti che da soli hanno il potere di incrementare il peso corporeo di un individuo, neanche se quest’ultimo è affetto da un’intolleranza nei confronti dell’alimento/nutriente in questione.
Anzi, se proprio volessimo cercare una relazione tra i due, dovremmo propendere per un effetto sulla riduzione del peso, dato che l’esclusione di uno o più alimenti dalla dieta abituale determina una riduzione dell’apporto energetico totale e quindi una conseguente perdita di peso.
Sono realmente prive di approvazione scientifica alcune affermazioni come: “l’alimento a cui si è intolleranti causa un rallentamento del metabolismo e quindi un aumento di peso!”. Queste dichiarazioni servono soltanto ad arricchire qualcuno a discapito di qualcun altro.
La maggior parte dei test non accreditati per le intolleranze alimentari purtroppo, oltre a diagnosticarne alcune che fanno da cornice, riportano nei pazienti sovrappeso o obesi una intolleranza a lieviti, oli vegetali e latticini. Eliminando quindi dalla dieta abituale questi alimenti più i prodotti derivati come pane, pasta, crackers, biscotti, formaggi e dolci si sottraggono fino 1000 kcal al giorno, alle quali l’individuo rinuncerà perdendo peso repentinamente. Tra l’altro parliamo di prodotti molto comuni, di cui i soggetti ne fanno un utilizzo giornaliero. Gli stessi soggetti poi, saranno portati a pensare di essere affetti da due patologie (obesità e intolleranza alimentare) e che l’esclusione totale dalla dieta di questi alimenti sia l’unica terapia per risolvere l’obesità e l’intolleranza alimentare associata e raggiungere un buono stato di salute.
Ricordiamo che tra i sintomi più comuni delle intolleranze alimentari ci sono sicuramente dolori addominali, crampi, diarrea o stitichezza, alterazioni della funzionalità dello stomaco e del colon, dolori ossei e muscolari, mentre non sono mai presenti il sovrappeso e l’obesità.
I metodi non validati e quindi non idonei ad effettuare diagnosi di intolleranze alimentari sono: il test leucocitotossico, i test di provocazione/neutralizzazione, il test Dria, i test di elettroagopuntura (VegaA, Sarm, ecc), la kinesiologia applicata, la biorisonanza, l’analisi del capello.
Queste metodologie sono sempre inefficaci e in alcuni casi possono anche essere non sufficientemente sicure e persino dannose, in quanto possono ritardare una diagnosi corretta e quindi l’applicazione dei provvedimenti terapeutici più idonei. Con questi test spesso si evidenziano delle presunte allergie o intolleranze a molteplici alimenti e sulla base dei risultati vengono prescritte diete approssimative, talora prive del necessario apporto di calorie e nutrienti. Per la loro scarsa affidabilità non hanno infatti superato i controlli a cui sono stati sottoposti.
Invece, i test validati scientificamente attraverso ricerche che hanno dimostrato risultati affidabili sulla popolazione umana per precisione e accuratezza e dunque per ripetibilità e riproducibilità sono:
• per l’intolleranza al lattosio test del respiro o breath test;
• per l’intolleranza al glutine dosaggio nel sangue di anticorpi specifici: antigliadina, antiendomisio e antitransglutaminasi, esame endoscopico dopo la presenza di anticorpi;
• per l’intolleranza alle proteine del latte vaccino e delle uova (qui il confine tra intolleranza e allergia è molto sottile) prick test, rast test, test in doppio cieco con controllo di placebo (DBPCF), test Elisa (dosaggio immune assorbito legato ad un enzima).
La diagnosi di intolleranza alimentare o di eventuale allergia è a cura dell’ allergologo e quasi sempre i test sono eseguiti in ambito ospedaliero.
La terapia dietetica è a cura del dietista, nutrizionista o dietologo.
Infine, un invito a riflettere sul fatto che l’individuo e il suo stato di salute non possono e non devono essere messi al cospetto di diagnosi e terapie di cui certezze ed evidenze scientifiche mancano totalmente. Dunque chiedete sempre qual è la qualifica dello specialista che vi propone i test per intolleranze alimentari e quale sia il nome del test proposto per poi eseguirlo in un secondo momento previo accertamento del vostro medico di fiducia.
Dott. Mario Russo, Dietista
Dott.ssa Viviana Valtucci Dietista e Nutrizionista
Bibliografia:
– Blades, M. (1996). Food allergy and food intolerance. Food Science and Technology Today ,10(2):82-86.British Nutrition;
– Foundation (2000). Food allergy and intolerance briefing paper. BNF, High Holborn House, 52-54 High Hollborn, London WC1V 6RQ, pp 1-33;
– International Life Science Institute ILSI Europe (1998). Scientific criteria and the selection of allergenic foods for product labelling – Allergy European Journal of Allergy and Clinical Immunology – 47 (53)(Supplement):1-21.