Esprimere se stessi: una sfida quotidiana.
La società moderna, totalmente avvinta e percorsa da uno sviluppo tecnologico che corre a ritmi davvero incalzanti, racchiude in sé problemi di natura sociale e medica di proporzioni gigantesche. Tale società rivolge sempre maggiore attenzione al corpo e alla sua immagine; il contesto, nel quale siamo immersi, idealizza la fisicità, riducendo ad un rango di sudditanza tutte le altre componenti costituenti l’uomo nella sua interezza. Nello scenario nel quale viviamo, troppo spesso, si commette l’errore di dimenticare quali siano le corrette abitudini di vita e soprattutto quali siano i momenti irrinunciabili, ai quali, ciascun essere umano, sia esso donna o uomo, bambino o adulto, non dovrebbe mai rinunciare al fine di assicurarsi un futuro migliore.
Un futuro, nel quale, respirare all’aria aperta i coloriti odori della primavera, correre a perdifiato in cerca di una meta agognata, dovrebbero rappresentare i momenti più belli e sereni della vita di ogni uomo.
In una società in cui l’apparireconta più dell’essere, possono essere riscontrati i limiti relazionali che caratterizzano le persone con obesità.
L’obesità è, oggi, un problema di livello mondiale. La società moderna, tipicamente orientata all’esaltazione dell’estetica, reagisce a questo fenomeno con azioni stigmatizzanti, condizionando negativamente il senso di autostima e di percezione di sé di questi soggetti; i principali effetti di tutto ciò, sono imputabili al rifiuto sociale.
Non a caso, la persona con obesità incontra notevoli difficoltà relazionali nei diversi contesti di vita nei quali si trova quotidianamente ad esprimersi.
Si parte dall’infanzia; studi, infatti, evidenziano come già i bambini obesi sono percepiti dai loro pari come pigri, sporchi e comunque in accezioni negative; situazioni analoghe sono vissute anche dall’adolescente e dall’adulto, generando uno scenario, nell’ambito del quale, gli stessi tendono ad essere respinti nei rapporti sociali, dal gruppo dei pari ai colleghi di lavoro; tutto questo determina una riduzione delle possibilità di fare esperienze positive in attività gratificanti. Una simile situazione, si ripercuote negli ambienti scolastici ed universitari, dove la persona obesa vive disagio e discriminazione. Diversi studi sottolineano come il pregiudizio sull’obesità sia presente nell’attività lavorativa, condizionando in maniera significativa il ruolo stesso che la persona ricopre nel luogo di lavoro; infatti, questi hanno maggiori difficoltà a trovare una occupazione, tendono ad avere un reddito più basso e raramente occupano posizioni di leadership.
L’incidenza negativa della stigmatizzazione subita, si manifesta con evidenza anche nel rapporto di coppia;la sessualità è assente, o quantomeno vissuta con grandi difficoltà e disagi, si è percepiti come meno attraenti, e costanti, sono i rifiuti da parte del sesso opposto – ciò è più frequente nelle ragazze.
Quanto detto assume l’effetto negativo massimo in adolescenza.
Infatti, questa fase della vita è il periodo in cui le relazioni con i coetanei sono fondamentali, in quanto esse incidono sulla strutturazione della propria identità, implicando così, il rischio di sviluppare difficoltà psicologiche e sociali; l’obesità, quindi, non crea soltanto condizioni di rischio per la salute fisica ma crea anche una ferita dell’anima.
Ma la persona obesa come esprime se stessa nella quotidianità? Come si percepisce?
Posto che ogni soggetto è unico e irripetibile, la letteratura sottolinea che la condizione di obesità induce a situazioni di forte stress, cali di autostima e percezione di non avere controllo sulle proprie azioni; la persona obesa nel relazionarsi manifesta modalità di comportamento anassertive (cioè stenta ad affermarsi), si mostra accomodante e comunque sempre in un ruolo di subordinazione. L’obesità, quindi, mina la qualità della vita del soggetto, andando ad incidere negativamente non solo sul benessere fisico ma anche su aspetti più squisitamente psichici e sociali.
Dall’analisi di pazienti obesi, quindi, si evidenzia la presenza, di un connotato di autostima piuttosto basso – Per autostima si intende l’opinione che l’individuo ha di se stesso e si organizza sulla base delle proprie esperienze che includono anche il come si è valutati dagli altri con tutte le interazioni che ne derivano – .
Tali soggetti manifestano scarsa fiducia nelle proprie potenzialità e capacità; manifestano insicurezza, si sentono inadeguati. E’ bene, però, sottolineare che migliorare l’autostima è possibile, ovviamente impone un impegno costante e duraturo.
In aggiunta, anche gli impedimenti fisici, come difficoltà di movimento, spesso, non mettono in grado la persona obesa di intraprendere molte attività sociali e ricreative.
All’interno di questo quadro di espressione e percezione di sé, è bene soffermare lo sguardo sulle emozioni. A tal proposito, sviluppi teorici classici suggeriscono una stretta relazione tra deficit emozionali e obesità; sono proprio Clerici e Albonetti ad evidenziare, nell’ambito di una innovativa ricerca, l’ipotesi che le persone gravemente obese abbiano difficoltà ad esprimere sentimenti ed emozioni, in un costrutto identificabile come alessitimia (inabilità ad esprimere e a vivere esperienze emotive; pensiero orientato verso l’esterno; ragionamento concreto e stereotipato; impoverimento della vita affettiva e relazionale; diminuzione nella capacità di “sognare ad occhi aperti”; tendenza a somatizzare, ovvero a comunicare per mezzo del corpo emozioni e sentimenti).
Dunque, queste persone si trovano a fronteggiare una duplice situazione, la quale, attiene, da una parte, all’atteggiamento discriminante che parte della società manifesta nei loro confronti, dall’altra alla percezione negativa di sé, con conseguente compromissione della vita interpersonale, dal mondo del lavoro alla sfera affettiva.
L’imponenza, con la quale, un tale problema continua, insistente a marciare su ritmi, a dir poco sostenuti, impone una presa di coscienza, un impegno incondizionato da parte dei tecnici del settore e di tutti coloro abbiano un interesse specifico o generale su di un tema, che, ormai, riveste risonanza non solo nazionale, ma anche internazionale. Per fare ciò, occorre partire da una premessa, da una definizione del fenomeno secondo la quale, l’obesità va vista e valutata, in una maniera prospetticamente nuova che la individui come il risultato di una interazione complessa di un vasto numero di fattori. La portata innovatrice di questa emergente consapevolezza ha determinato un mutamento di vedute, dove, la persona con obesità deve essere accolta e presa in carico nella sua totalità di essere umano, al fine di trattare sia la sfera fisica, ma anche di rimarginare le profonde ferite dell’anima.
Dott.ssa Ilenia Perillo
Psicologa, laureata in Psicologia Clinica e della Salute
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